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Le Tea (o Nbt, New breeding techniques) non sono altro che delle nuove tecnologie grazie alle quali i ricercatori sono in grado di silenziare singoli geni o di trasportare un gene tra due piante sessualmente compatibili

Le TEA sono radicalmente diverse dagli OGM e necessitano di una legislazione ad hoc: questa la richiesta che la filiera agroalimentare – dall’agricoltura all’industria – rivolge alle istituzione europee, che saranno chiamate a esprimere un parere a giugno, quando la Commissione prevede di presentare un progetto di normativa in relazione alle Tecniche di Evoluzione Assistita, quelle tecniche di biologia sviluppate negli ultimi 10 anni che consentono di correggere il DNA delle piante e quindi di selezionare caratteri specifici utili per l’agricoltura che difficilmente sarebbero ottenibili con altri metodi.

La grande differenza rispetto agli OGM transgenici è che le piante ottenute con le TEA non contengono DNA di altri organismi: il patrimonio genetico utilizzato è unicamente quello delle piante stesse. 

Su queste basi, per la prima volta, i rappresentanti del mondo produttivo, della ricerca e delle istituzioni si sono incontrati per promuovere un sistema pubblico-privato di miglioramento genetico basato sulle tecnologie genomiche più avanzate, strategico per adeguare l’agroalimentare nazionale al futuro e mantenere la sostenibilità e la competitività del comparto del food&beverage nazionale.

Negli ultimi anni il sistema scientifico italiano sia attraverso il progetto BIOTECH, finanziato dal Ministero dell’Agricoltura e coordinato dal CREA, sia mediante altre iniziative, ha sviluppato conoscenze avanzate nell’ambito delle TEA relativamente alle più importanti specie agricole italiane (frumento, riso, pomodoro, vite, melo, agrumi, etc). Questo lavoro, che ha portato alla selezione di piante di volta in volta resistenti alle malattie, agli stress abiotici e/o con migliori caratteristiche qualitative e con potenzialità produttiva più elevata, è rimasto fino a oggi confinato nei laboratori.

Le parole del Direttore Generale del CREA, Stefano Vaccari: “I maggiori progressi dell’agricoltura, e quindi dell’uomo, sono sempre stati accompagnati dai progressi nella genetica. Oggi la sfida è produrre di più con meno: meno mezzi tecnici, meno acqua, meno energia, meno CO2. Senza nuove varietà, più performanti e resilienti, la sfida agricola è persa. Le Tecniche di evoluzione assistita sono decisive per consentire ai prodotti di qualità italiani di rimanere competitivi nella tipicità. Il CREA ha pronte decine e decine di varietà da sperimentare in campo – uve da vino e da tavola, pomodori, melanzane, mele, grani – ma i nostri ricercatori sono bloccati dalla legge. Autorizzare subito la sperimentazione di queste varietà è indispensabile per mantenere la competitività del Made in Italy”.

Fonte: www.alimentinews.it