Messo a punto dal nutrizionista Serge Hercberg, assegna colori e lettere di riferimento in base alla salubrità degli alimenti, ovvero al livello di zuccheri, grassi e sale contenuti in 100 grammi di prodotto. Ecco perché non raccoglie consensi in Italia, ma anche in diversi altri Paesi

Di cosa stiamo parlando?

Il sistema di etichettatura a semaforo in uso in Francia e ora al vaglio della Commissione Europea non piace agli italiani, ma neanche in diversi Paesi esteri raccoglie molti consensi.
Si chiama Nutriscore, è stato messo a punto dal nutrizionista Serge Hercberg e del suo gruppo di ricercatori, e assegna colori e lettere di riferimento in base alla salubrità degli alimenti, ovvero al livello di zuccheri, grassi e sale contenuti in 100 grammi di prodotto.

Si va dal verde per gli alimenti sani, al rosso per quelli meno sani; dalla lettera A, per i prodotti più salutari, alla lettera E per quelli da mettere al bando. Si tratta dunque di una sorta di semaforo in grado di dare il via libera o lo stop ad alcuni prodotti alimentari, pesando le variabili negative e quelle positive.

Perchè non convince l’Italia?

In uso in Francia, su base volontaria, Nutriscore si è diffuso anche in Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda e Spagna.

Non piace invece all’Italia, alla Repubblica Ceca, alla Svezia, alla Grecia, a Cipro, all’Ungheria, alla Lettonia e alla Romania.

In questi Paesi il sistema di etichettatura a semaforo non raccoglie consensi perché, seppur pensato come uno strumento per combattere l’obesità e le malattie cardiovascolari, non tiene in considerazione importanti caratteristiche dei prodotti, quali la presenza di dolcificanti artificiali in sostituzione degli zuccheri.

Inoltre, questo sistema dà informazioni su 100 grammi di prodotto, indifferentemente dalla dose consigliata per una dieta da considerare sana.

Il Nutri-Score non tiene conto nella sua classificazione del livello di lavorazione di un prodotto, né dell’eventuale presenza di additivi o della qualità delle materie prime.