La commissione Ambiente dell’Europarlamento è intervenuta sul cosiddetto “pacchetto colazione” allargando gli obblighi di informazione e indicazioni sulla provenienza di miele e frutta sulle etichette di diversi prodotti.

Tra le misure su cui i deputati hanno trovato l’accordo il fatto che debba comparire sull’etichetta il nome del Paese in cui il miele è stato raccolto e debba apparire nello stesso campo visivo dell’indicazione del prodotto. Se il miele proviene da più di un Paese, i Paesi devono essere indicati sull’etichetta in ordine decrescente in base alla proporzione e se più del 75% del miele proviene da Paesi extra Ue, questa informazione deve essere indicata chiaramente anche sull’etichetta frontale.

L’etichetta “senza zuccheri aggiunti” dovrebbe invece essere consentita per i succhi di frutta ma non per i nettari di frutta. I succhi di frutta riformulati potrebbero essere etichettati come “succo di frutta a ridotto contenuto di zucchero”. Per i succhi di frutta, le marmellate, le gelatine, le confetture e le puree di castagne zuccherate, i deputati chiedono anche che il Paese di origine della frutta utilizzata per produrre il succo sia indicato sull’etichetta frontale.

Soddisfatta ovviamente la Coldiretti, che parla di “storico sì della Commissione ambiente del Parlamento Europeo” e definisce l’intesa “un obiettivo importante sul piano della salute, dell’economia, dell’occupazione e dell’ambiente in Italia che è il secondo produttore europeo di frutta dopo aver detto addio a oltre 100 milioni di piante di frutta fresca negli ultimi quindici anni con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall’uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat”

Anche il mondo del miele italiano, un settore che secondo Il Sole 24 ore vale 185 milioni di euro tra vendita diretta e usi industriali, plaude all’obbligo dell’indicazione di origine. La produzione italiana, infatti, è a rischio, stretta tra i consumi interni in calo e l’aumento dei costi di produzione. «Il quadro delle criticità nazionali – dice Raffaele Cirone, presidente Fai-Federazione apicoltori italiani – è aggravato dalla concorrenza sleale dei Paesi europei che sono al tempo stesso piazze di confezionamento ed esportazione di miele extracomunitario nazionalizzato e usato per le miscele del prodotto collocato nei mercati dalla Gdo e dall’industria italiana».

Fonte: ANSA e Il Sole 24 Ore