La cronaca segnala spesso casi di vittime in varie parti d’Italia. Che il fenomeno sia in preoccupante aumento è ora certificato direttamente dall’Istituto Superiore di Sanità che ha calcolato nel 2022 in Italia complessivamente 3111 casi di legionellosi, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente.

In Europa, invece, secondo i dati dell’ultimo rapporto annuale sulla legionellosi dell’ECDC, pubblicato a giugno 2023, nel 2021 in 29 Paesi UE/SEE sono stati riportati 10.723 casi di legionellosi, con un tasso di notifica di 2,4 per 100 mila abitanti, il più alto mai registrato

La legionellosi, spesso indicata anche come malattia dei legionari, è una forma di polmonite interstiziale che viene solitamente acquisita tramite inalazione di aerosol (o, meno frequentemente, aspirazione) di acqua contaminata da batteri appartenenti al genere Legionella (ad esempio, generato da docce, nebulizzatori, vasche idromassaggio o torri di raffreddamento per impianti di climatizzazione, fontane, apparecchiature per terapia respiratoria). L’infezione da Legionella non viene trasmessa da persona a persona, benché sia stato riferito un possibile caso nel 2016.

In Italia, a partire dal 1983, è attivo un sistema di sorveglianza che raccoglie informazioni specifiche relativamente alla possibile fonte di infezione, al quadro clinico e all’accertamento eziologico di ogni caso. Il numero di casi segnalati, pubblicato nel Bollettino epidemiologico nazionale a giugno 2023, è quindi tornato, dopo due anni, ai valori pre-pandemici. Dei 3111 casi, 3039 sono stati classificati come casi confermati e 72 come casi probabili e il 77% è stato notificato da 6 Regioni (Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lazio e Piemonte). L’analisi in base alla distribuzione per età dimostra che oltre il 70% dei casi ha almeno 60 anni. Il 68,1% dei casi di legionellosi è di sesso maschile.

Fattori di rischio e possibili esposizioni

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I dati dell’Istituto di Sanità segnalano che nel 17,5% dei soggetti è stata riportata un’esposizione al rischio nei 10 giorni precedenti l’inizio dei sintomi. Dei 3.111 casi notificati, 355 (11,4%) avevano pernottato almeno una notte in luoghi diversi dall’abitazione abituale (alberghi, campeggi, navi, abitazioni private), 90 (2,9%) erano stati ricoverati in ospedale, 89 (2,9%) erano residenti in case di riposo per anziani, residenze sanitarie assistenziali (RSA) o strutture di riabilitazione, 10 (0,3%) avevano altri fattori di rischio (soggiorno in carcere o in comunità). L’82,5% (2.567) dei casi è stato classificato come di origine comunitaria (vale a dire di origine non nota), in quanto non è stato riportato alcun soggiorno al di fuori della propria abitazione durante il periodo di incubazione della malattia, anche se 30 soggetti hanno riferito di aver frequentato una piscina e 29 di essersi sottoposti a cure odontoiatriche. Il 54,3% dei pazienti affetti da legionellosi presentava altre patologie concomitanti, prevalentemente di tipo cronico-degenerativo (diabete, ipertensione, broncopatia cronico-ostruttiva, 73,1%), neoplastico (13,7%), autoimmune (3,0%), infettivo (2,4%), trapianti (1,3%) e altre patologie (6,5%).

La nuova direttiva sull’acqua potabile

L’elevato numero di casi registrato evidenzia come la gestione dell’acqua negli edifici sia pubblici che privati sia spesso trascurata o inadeguata e come sia carente un’adeguata formazione dei gestori o degli amministratori degli edifici e dei tecnici del settore. In particolare, nel 2022 si è registrato quasi un raddoppio dei cluster di legionellosi associati con strutture recettive rispetto all’anno precedente.

Un’importante novità, nell’ambito della prevenzione e controllo della legionellosi, è rappresentata dal Decreto Legislativo 23 febbraio 2023, n. 18, Attuazione della direttiva (UE) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2020, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, con cui l’Italia ha recepito la direttiva europea. Il provvedimento è entrato in vigore il 21 marzo 2023.

La nuova direttiva sulle acque potabili ha lo scopo di garantire l’accesso ad acqua sicura utilizzata nei luoghi di vita e di lavoro e di prevenire i rischi associati alle diverse possibili vie di esposizione; per la prima volta viene quindi introdotto il monitoraggio di Legionella nelle acque potabili. Per facilitare l’applicazione del suddetto Decreto sono state elaborate le “Linee guida per la valutazione e la gestione del rischio per la sicurezza dell’acqua nei sistemi di distribuzione interni degli edifici prioritari e non prioritari e in talune navi ai sensi della Direttiva (UE) 2020/2184. I criteri presentati e le indicazioni fornite permettono di valutare, individuare e tenere sotto controllo le potenziali fonti di pericoli chimici e microbiologici, nonché sviluppare programmi di ispezione o verifiche per specifici parametri, come piombo e legionella. Tuttavia, affinché possano essere visibili gli effetti di questa nuova normativa, che per gli inadempienti prevede sia il reato che le sanzioni, si dovrà attendere il 2029, data in cui la direttiva dovrà essere pienamente applicata.

Fonte e per approfondimenti: Bollettino epidemiologico nazionale