Uno studio presentato da Coldiretti dimostra, dati alla mano, che l’agricoltura biologica può ridurre i consumi di energia anche del 30% con l’uso di tecniche meno intensive, filiere corte e rinuncia ai concimi chimici di sintesi prodotti con l’uso di gas. L’agricoltura biologica consuma meno energia.

L’agricoltura è spesso messa sotto accusa per le emissioni di CO2. Un’analisi diffusa da Coldiretti fa segnare un punto, anche significativo, a favore dell’agricoltura biologica. Sembra infatti che l’uso di tecniche meno intensive, le filiere corte e la rinuncia ai concimi chimici di sintesi prodotti con l’uso di gas riesca ad abbattere i consumi di energia di circa un terzo. Una buona notizia in questa fase gravemente negativa dal punto di vista energetico che sta portando a rischio chiusura numerose aziende, a cominciare da quelle agricole.

Il biologico piace e conviene

L’agricoltura biologica trova da tempo il consenso degli agricoltori, specie dei più giovani, e porta l’Italia in cima alla classifica dell’agricoltura green nei Paesi europei. Il consenso arriva anche dai consumatori. Secondo l’indagine Coldiretti, 1 su 5 dà fiducia ai prodotti biologici. Tra le ragioni che trainano la scelta degli italiani ci sono il territorio di origine e la garanzia della certificazione.

Per le concimazioni dei terreni si usano sostante naturali e di produzione interamente italiana (ricordiamo che i concimi di sintesi, impiegati normalmente, provengono dall’estero e hanno subito rincari fino al 170%), si riutilizzano gli scarti di produzione (foglie, gusci, paglia, tronchi e ramaglie) per la produzione di energia, il potenziamento delle filiere corte abbatte i trasporti.

Un sistema di “energia circolare”

Uno dei vantaggi delle filiere corte è che diminuendo i tempi dei trasporti si riducono le emissioni di CO2. Un beneficio per l’ambiente, ma anche una riduzione di costi per gli agricoltori e i consumatori. Dallo studio di Coldiretti emerge che le pratiche adottate dall’agricoltura biologica abbattono i consumi di energia di circa il 30% rispetto all’agricoltura tradizionale. Ci sono poi delle coltivazioni dove il risparmio è ancora più radicale: è il caso delle mele, dove i consumi scendono fino al 45%. La concimazione effettuata con il letame, con il compostaggio dei residui organici e con i residui degli impianti di biogas crea un sistema di “energia circolare” che aiuta la resilienza delle aziende biologiche.

Agricoltura biologica raddoppiata in dieci anni

L’analisi di Coldiretti su dati Ismea evidenzia che negli ultimi dieci anni la superficie destinata all’agricoltura biologica è praticamente raddoppiata (+99%), ovvero i terreni bio sono il 17,4% (la media europea è del 9% circa). I terreni coltivati a biologico hanno raggiunto quasi i 2,2 milioni di ettari.

La strategia europea Farm to Fork vorrebbe portare al 25% le superfici bio entro il 2030: stando a questi dati l’Italia è messa decisamente bene.

«Il biologico sta dimostrando di essere una risposta alle sfide attuali per una maggiore sostenibilità economica ambientale e sociale.

È necessario però ricentrarlo nella sua dimensione agricola, legarlo saldamente al territorio di produzione e affrontare un processo di evoluzione nel sistema di certificazione che possa essere sempre di più garante di un modello produttivo attento all’ambiente e alle persone di cui le aziende agricole italiane sono da tempo protagoniste», ha dichiarato Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti BIO, l’associazione che riunisce le imprese biologiche e biodinamiche di Coldiretti.